Significato e definizione
Oggi sentiamo spesso parlare di inflazione, al momento siamo in un periodo di alta inflazione, ma cosa significa? Perché se ne parla così assiduamente? Cosa implica l’essere in inflazione per chi aspira al FIRE? Ecco mettiti comodo che ora risponderò a tutte le tue domande…
L’inflazione è un incremento generale e continuato del prezzo medio di beni e servizi.
In poche parole oggi con la stessa quantità di denaro potrai acquistare di meno rispetto al passato.
A titolo informativo devi sapere che esiste anche la deflazione, cioè quando ci si trova nella situazione opposta, il prezzo medio di beni e servizi diminuisce e quindi avrai più potere di acquisto.
L’inflazione si esprime in percentuale, cioè si misura la variazione del prezzo in un certo periodo.
Come si calcola?
Se ti stai chiedendo come uno Stato possa sapere se il prezzo medio di beni e servizi stia aumentando, per questo c’è un ente nazionale, in Italia se ne occupa l’ISTAT.
Quindi per misurare l’inflazione l’ISTAT crea un indice dei prezzi al consumo (IPC) che raccoglie i prezzi di un insieme (paniere) rappresentativo dei consumi delle famiglie in un periodo specifico.
Ci sono 3 diversi indici di prezzo al consumo:
- NIC: Indice dei prezzi al consumo Nazionale per l’Intera Collettività, esso misura la variazione dei prezzi di beni e servizi usati quotidianamente;
- FOI: Indice di prezzo al consumo per Famiglie di operai e impiegati, esso si concentra sui prezzi dei beni e servizi acquistati dalle famiglie di lavoratori dipendenti;
- IPCA: Indice armonizzato dei prezzi al consumo, creato per misurare l’inflazione a livello europeo. Molto importante perché permette alla Banca Centrale Europea (BCE) di tenere sotto controllo la stabilità dei prezzi nell’Eurozona e poi decidere la politica monetaria da attuare.
Tipologie di inflazione
In base al tasso di inflazione possiamo avere tre diversi tipi:
- Inflazione strisciante, con tasso inferiore al 5%;
- Inflazione galoppante, con tasso superiore al 5% ma inferiore al 20%;
- Iperinflazione, con tasso superiore al 20%
Quali sono le cause?
Ok sappiamo cos’è l’inflazione ma quali sono le cause? Da cosa dipende l’aumento dell’inflazione?
Le principali cause per l’aumento di inflazione sono:
- Aumento generale della domanda di beni e servizi al cospetto di un offerta non altrettanto in aumento;
- Aumento dei costi di produzione (materie prime, energia, ecc.);
- Aumento della moneta in circolazione.
Conseguenze
Da tenere presente prima che andiamo più a fondo sulle conseguenze è che l’inflazione se tenuta sotto controllo con un tasso percentuale intorno al 2% è positiva e rappresenta il benessere e lo stato di crescita di un economia. Ciò però è vero solo se l’inflazione non supera il tasso di crescita del PIL (Prodotto interno lordo).
A soffrire dell’inflazione sono soprattutto le famiglie con un basso reddito e coloro che percepiscono un reddito fisso. Il costo della vita aumenta, in questa situazione i loro salari non saranno automaticamente equilibrati rispetto all’aumento del prezzo dei beni e servizi.
Chi invece è un libero professionista potrà aumentare il prezzo del proprio servizio e così pareggiare l’inflazione.
A questo si aggiunge un diminuire del valore dei propri risparmi in forma liquida per la famiglia con basso reddito.
Chi invece ha dei beni rifugio come una casa di proprietà, un terreno, oro, ecc. è in una buona posizione perché quel bene aumenterà di valore con l’aumento dei tassi di inflazione.
Un arma a doppio taglio per chi ha un mutuo su una casa perchè allo stesso tempo le banche dovranno aumentare i tassi di interesse per far diminuire l’inflazione. In quel caso il debito che dovrai pagare sarà maggiore (se non hai un prestito a tasso fisso).
In caso contrario cioè di prestito a tasso fisso, sarai in una posizione di vantaggio! E’ ben risaputo che i debitori con l’aumentare dell’inflazione sono avvantaggiati rispetto ai creditori.
Infatti il capitale che dovrai restituire alla scadenza avrà minor valore reale, di conseguenza il creditore avrà in ritorno denaro con cui potrà acquistare una minore quantità di beni e servizi.
Le imprese invece in questa situazione si trovano scoraggiate perché le banche aumentano i tassi di interesse, quindi fare degli investimenti con denaro in prestito costa di più.
Inoltre si troveranno a dover gestire e sfruttare le scorte in maniera efficiente per rientrare nelle previsioni di bilancio.
Per quanto riguarda le banche, come abbiamo potuto vedere prima negli USA e poi nelle altri parte del mondo, le banche centrali (la BCE in Europa) si sono affrettate ad aumentare i tassi di interesse per contrastare l’inflazione.
Le banche centrali hanno il potere di emettere banconote, controllare le riserve e garantire il benessere del sistema finanziario.
L’inflazione diminuisce la crescita economica di un Paese e aumenta la disoccupazione. In questo caso le banche centrali sono obbligate a intervenire per non perdere il controllo della situazione ed evitare che l’inflazione causi troppi danni.
Inflazione e investimenti
In generale livelli troppo elevati o troppo bassi di inflazione spaventano gli investitori, danneggiano la fiducia e influenzano negativamente l’attività economica.
Risparmiatori e investitori devono essere consapevoli che l’inflazione erode i risparmi non investiti se tenuti fermi su un conto corrente.
L’obiettivo dell’investitore in generale è quello di raggiungere un buon ritorno senza prendersi troppi rischi, in una situazione del genere, con il mercato azionario incerto e l’alta inflazione l’interesse sulle obbligazioni aumenta.
Con l’aumento dell’inflazione c’è automaticamente un aumento delle obbligazioni, molti investitori iniziano a interessarsi di più alle obbligazioni perché con un minor rischio hanno un ritorno (quasi) sicuro.
Le obbligazioni indicizzate all’inflazione diventano davvero interessanti in un periodo di alta inflazione. Le cedole di queste obbligazioni aumentano con l’aumentare dell’inflazione quindi avrai un rendimento reale fisso.
Al contrario con un obbligazione normale all’aumentare dell’inflazione avrai una cedola fissa e quindi riceverai una somma con minor potere di acquisto.
Negli ultimi 30 anni il mercato azionario spesso è aumentato di valore con l’aumento dell’inflazione, ma questa non è una regola. Infatti come possiamo vedere ora ci troviamo in una fase di alta inflazione e allo stesso tempo in una fase di bear market.
Come ben sai di solito si dividono le azioni in growth (crescita) e value (valore).
Le prime rappresentano le compagnie che puntano a una rapida crescita e che al momento potrebbero essere non in profitto.
Le seconde hanno delle basi forti, grossi guadagni con poco spazio per la crescita. In periodi di incertezza come questi le azioni growth sono quelle che hanno più difficoltà.
Molti investitori in queste fasi investono di più anche su metalli e materie prime, come già detto spesso l’inflazione è causata dall’aumento delle materie prime (vedi aumento del gas a causa della guerra Russia-Ucraina). Il costo delle materie prime è uno dei primi costi che aumenta per poi scatenare una reazione a catena.
Spesso sono una buona difesa contro l’inflazione ma allo stesso tempo con un elevato aumento del prezzo ci può essere un rallentamento dell’economia e quindi minor richiesta di materie prime.
In questi momenti l’incertezza è sovrana. Forse avrai già sentito dire che nel mercato azionario non ci sono pasti gratis, io mi permetterei di aggiungere anche che la diversificazione è l’unico pasto gratis.
Intendo dire che la diversificazione è l’unica che ci può aiutare a minimizzare le perdite in momenti del genere, diversificazione di asset e geografica.
Quando crei il tuo portafoglio, tieni presente di tutti i diversi cicli a cui potresti andare in contro e lascia sempre un margine per situazioni impreviste (come una pandemia o una guerra).
Crea un portafoglio diversificato e stabile che possa attraversare le diverse crisi nel migliore dei modi.
Inflazione e FIRE
Quando si parla di persone che hanno raggiunto il FIRE come già detto in “La regola del 4%” bisogna avere un margine di sicurezza, cioè almeno 3 anni di spese coperte o un 30% in più del nostro numero FIRE.
Avere un margine di sicurezza ci permette di stare tranquilli e avere il tempo di far tornare l’economia in una situazione normale, quindi dare tempo al nostro portafoglio per recuperare le perdite.
Ciò vale soprattutto nei primi 3 anni di FIRE dove potremmo ritrovarci a dover ritirare soldi dal nostro capitale FIRE in momenti di mercato in perdita. Questo potrebbe danneggiare di molto la riuscita del nostro pensionamento in futuro.
Quando si sta per raggiungere il FIRE o nei primi anni si può anche abbassare la percentuale di azioni del nostro portafoglio e avere un portafoglio meno rischioso.
I consulenti finanziari suggeriscono di avere delle linee guida, di porre dei limiti al portafoglio. Cioè se il nostro portafoglio scendesse al di sotto di quel limite, bisognerebbe attuare un “aggiustamento” che può essere nella spesa e quindi spendere di meno o cominciare di nuovo a lavorare, anche solo un part-time.
Fin quando il portafoglio rimane tra le linee guida non ci sono grosse preoccupazioni sulla riuscita del FIRE.